E se il momento giusto per fare il grande salto nell’elettrico fosse oggi? Acquistare un’auto elettrica non è soltanto una scelta tra un modello o un altro: è una scelta filosofica ed organizzativa, poiché occorre mettere sul piatto della bilancia l’investimento necessario, la logica di smaltimento delle batterie, la logistica necessaria per la ricarica e l’organizzazione degli spostamenti e molto altro ancora. Tuttavia c’è un elemento del quale forse non tutti sono al corrente, ma che può davvero segnare la differenza: il suo nome è Decreto FER ed è il documento con il quale il Governo ha rilanciato gli incentivi per il fotovoltaico in Italia. Cosa c’entra l’auto elettrica in tutto ciò? Molto, moltissimo.
Incentivi fotovoltaico: l’importanza delle colonnine
Gli incentivi inclusi nel documento sono stati strutturati con un piano programmatico che intende sposare più esigenze:
- accrescere l’indipendenza energetica del paese attraverso le fonti rinnovabili
- stimolare lo smaltimento di tetti in Eternit
- scoraggiare la creazione di grandi impianti a terra, a meno che non siano su miniere o altre aree recuperate
- favorire la diffusione delle colonnine per la ricarica di veicoli elettrici
Questi quattro elementi sono così diventati fattori di grande influenza per dirottare l’ago della bilancia: sono questi i criteri di priorità con i quali il GSE potrà stabilire a chi tocca un incentivo sulla base del budget disponibile. Se si fa esclusione per i tetti in Eternit e per i terreni bonificati (casi particolari e isolati), rimane un elemento ultimo al quale poter attingere per poter avere priorità nell’attribuzione degli incentivi, ossia l’installazione di una colonnina elettrica.
Il GSE mette due semplici paletti: la colonnina deve garantire una ricarica di almeno 15 kW e la potenza deve essere pari almeno al 15% dell’impianto fotovoltaico in progettazione. Chi sarà in grado di ottemperare a questa esigenza avrà un punteggio superiore agli altri e potrà accedere agli incentivi con maggior facilità, potendo così ottenere i promessi 10,5 cent kW/h al cosiddetto “gruppo A” (impianti fotovoltaici di nuova costruzione con potenza superiore ai 20 kW ed inferiori a 1 MW).
La colonnina per la ricarica dell’auto elettrica diventa pertanto una discriminante basilare: prevedere un impianto con questo strumento significa accedere ai benefici garantiti dal GSE, oltre all’incentivo fiscale del 50% previsto dalle detrazioni garantite ad ulteriore stimolo. Tuttavia installare la colonnina senza utilizzarla significa far pesare un costo importante sull’investimento, riducendo il vantaggio speculativo che si potrebbe calcolare sull’impianto fotovoltaico. La scelta della colonnina deve pertanto essere giocoforza legato ad un suo utilizzo, così da poter prendere due piccioni con una fava: il primo è l’incentivo GSE, il secondo è l’abbattimento dei costi da rifornimento.
A questo punto è del tutto evidente: l’affare ha un suo costo non indifferente, ma al tempo stesso ha un suo profilo economico di tutto interesse.
Quanto costa? Conviene?
Non sarà in questa sede che faremo costi puntuali su questo tipo di investimento, ma un primo colpo d’occhio potrà essere di aiuto per quanti stanno valutando tale opportunità.
Sviluppare un impianto fotovoltaico di 20 kW (il minimo richiesto per l’accesso agli incentivi) con tanto di colonnina per la ricarica può essere stimato attorno ai 25 mila euro. L’acquisto di un’auto elettrica è qualcosa che può comportare una spesa anche più elevata, ipotizzando un minimo di 30 mila euro e una media di 50 mila euro. Complessivamente si tratta dunque di 60-80 mila euro di spesa minima, non propriamente una cifra alla portata di tutti. Attenzione però, perché la parte interessante inizia soltanto a questo punto della storia.
Anzitutto sono disponibili spesso e volentieri finanziamenti agevolati con i quali finanziare l’investimento a tassi in alcuni casi irrisori: questo spalma il peso dell’investimento negli anni, rendendo più accessibile il progetto. Inoltre sono disponibili gli incentivi per l’acquisto dell’auto elettrica, il che consente di abbattere il costo iniziale o almeno di scegliere un modello che abbia una autonomia debitamente proporzionata alle proprie esigenze. Gli incentivi legati al fotovoltaico garantiscono inoltre una sorta di rendita annuale per 20 anni, qualcosa che dal punto di vista finanziario potrebbe rendere anche il 6-10% (secondo alcune stime, anche di più: molto dipende dal tipo di installazione, dall’orientamento del tetto, dall’inclinazione delle falde, dai materiali usati, dal meteo e altro ancora). A ciò si aggiungano i costi minori legati all’auto elettrica in termini di bollo, assicurazione e manutenzione. Infine si calcoli il risparmio ulteriore legato alla possibilità di ricaricare l’auto durante le ore diurne (quando possibile), quindi con l’impianto fotovoltaico in piena produzione e con i costi di rifornimento pari a zero.
Cosa dice la vostra calcolatrice? La questione inizia a farsi interessante? Se è così, allora conviene passare ai calcoli veri, basati su elementi matematici e statistici circa la produzione solare ipotetica, il valore stimato degli incentivi, i mancati costi e i possibili introiti: il primo bando GSE si apre il 31/1/2020 , dopodiché ce ne saranno 7 ulteriori a distanza di 4 mesi l’uno dall’altro, fino all’ultimo che aprirà il 21 maggio 2021. 770MW complessivi sono a disposizione per fotovoltaico ed eolico e potranno accaparrarseli piccoli imprenditori, privati cittadini, aggregati di impianti o pubbliche amministrazioni. Chi porterà avanti tutto ciò con una colonnina di ricarica e un’auto elettrica in garage avrà approfittato al 100% delle possibilità concesse: a goderne sarà il diretto interessato, ma anche il bilancio energetico statale e la sostenibilità generale del sistema automobilistico italiano.
Sei pronto a spostare l’ago della bilancia?
13 01 2020