Il 2020 non è stato certo positivo per il mondo dell’automotive, ma nonostante le speranze proiettate sul 2021, anche il nuovo anno non nasce sotto una buona stella: la tassazione del fringe benefit , infatti, rischia di impennarsi repentinamente in conseguenza di una sorta di vuoto normativo che cadrà direttamente sulle spalle dei dipendenti interessati.
Fringe benefit, cosa succede dal 1 gennaio 2021
La dinamica che ha portato a questo tipo di situazione è complessa, poiché si manifesta all’incrocio tra normative europee e legislazione italiana. Di fatto la quota tassabile del benefit legato all’auto aziendale era già aumentata nei mesi passati: in estate era giunta al 30%, ipotizzando pertanto che fosse questa la quota di chilometri stimata come “consumata” per finalità private. Ora, mentre decresce di pochi punti percentuali sulle auto elettriche o ibride plug-in, andrà ad aumentare per le auto che superano i 160 g/km in termini di emissioni.
Gli aumenti nella fattispecie saranno i seguenti:
- emissioni da 60 a 160 g/km: quota confermata al 30%
- emissioni 161/190 g/km: dal 30% al 50%
- emissioni oltre 190 g/km: dal 30% al 60%
Succede in virtù del fatto che le misurazioni passano dal precedente ciclo NEDC all’attuale rilevazione con ciclo WLTP (“Worldwide Harmonized Light Vehicles Test Procedure “): cambia dunque il dato finale del monitoraggio che sta a monte dell’intera procedura e su cui le normative erano state precedentemente formalizzate. In assenza di correttivi cambiano anche le conseguenze, portando inevitabilmente ad un aumento dei costi ai danni dell’utilizzatore dell’auto.
In assenza di interventi all’interno della Legge di Bilancio 2021 (al momento assenti e si è ormai in dirittura d’arrivo), lo scatto di tassazione non potrà essere evitato. L’uso promiscuo dell’auto aziendale, pertanto, diventerà molto meno “benefit” di quanto non lo fosse in precedenza.
23 12 2020