Nel momento in cui il mercato dell’automotive vede una luce in fondo al tunnel del 2020, un nuovo problema sembra minacciare il comparto: mancano alcune delle componenti essenziali per lo sviluppo dei nuovi modelli da immettere sul mercato. Il paradosso sta però nelle componenti in carenza: non si tratta di aspetti motoristici, né elementi legati alla carrozzeria, ma bensì chip .
Un segno dei tempi che cambiano, forse. Ma sicuramente anche un segno di quanto sia complesso il cambiamento in un settore che ha fortissima fame e sete di innovazione.
Mancano i chip: auto in ritardo?
Il problema, che Volkswagen ha esplicitato con un allarme ufficiale, è ormai conclamato pressoché su tutti i brand poiché di fatto è un problema globale: è confermato per Ford così come per Fiat Chrysler, lo è per Honda così come per Renault, GM e Toyota. Per la prima volta, infatti, le auto si sono trovate ad ambire ai medesimi chip in uso su smartphone e console da gioco, per funzioni che spesso sono pressoché similari: le auto in arrivo sul mercato, insomma, concorrono ai medesimi approvvigionamento di iPhone e PlayStation (per semplificare il discorso), ma tutto ciò con l’aggravante di un contesto del tutto particolare.
Il mondo dell’elettronica di consumo ha vissuto un’annata particolare, con un utilizzo crescente e con una moltiplicazione continua di dispositivi sul mercato. L’auto, dopo aver vissuto un 2020 “shock”, torna a muovere i propri ingranaggi e prevede ora un’esplosione di domanda (anche e soprattutto alla luce del nuovo ecobonus 2021 ) e di produzione. Il collo di bottiglia si è manifestato a fine 2020: l’alta domanda di chip si scontra con una produzione di semiconduttori costante e minata da frizioni geopolitiche che stanno opponendo il blocco occidentale a quello orientale. Le conseguenze sono quelle di un approvvigionamento più complesso, di una produzione rallentata dalla pandemia e di un difficile reperimento delle unità desiderate.
Colpa di Trump?
Il problema è stato finora avvertito soprattutto in ambito tech, ma sta per riversarsi violentemente anche sul campo dell’auto: buona parte del problema di approvvigionamento potrebbe essere dettato dalle politiche con cui Trump è intervenuto sul mercato dei semiconduttori in opposizione al nemico cinese. I guai di Huawei ed i veti incrociati che iniziano a minare il comparto, insomma, giungono nel mezzo di questa contesa sulla risorsa scarsa. Non è da escludersi che la cosa possa altresì determinare un aumento dei costi, ma in questo caso il problema sarebbe più che altro del comparto elettronico: non saranno i chip a determinare sovrapprezzi sulle quattro ruote.
Non è chiaro quale possa essere l’orizzonte temporale entro cui si potranno risolvere questi problemi (si ipotizza un arco di circa 6 mesi), ma se dovessero perdurare il rischio è che possano essere tarpate le ali di un comparto che ha grandi ambizioni per i mesi a venire. L’automobile, inoltre, non rappresenta per i produttori di semiconduttori una vera e propria priorità , poiché sono altri i mercati a cui fanno maggiormente riferimento. L’automotive si trova così a dover approcciare il mondo dell’innovazione con qualche problema di troppo, ma con la necessità assoluta di affrontare l’ostacolo di petto. Inevitabilmente.
19 01 2021