Automotive e Coronavirus, non finisce qui: tocca agli USA

Il Coronavirus ha portato gravi danni all'industria automotive cinese, ma i guai sono percepiti solo ora in Europa e ancora gli USA devono sbatterci dentro: sarà un salasso di grandi proporzioni.
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Il Coronavirus ha portato gravi danni all'industria automotive cinese, ma i guai sono percepiti solo ora in Europa e ancora gli USA devono sbatterci dentro: sarà un salasso di grandi proporzioni.

L’impatto del Coronavirus sul mondo automotive non finisce qui. Lo sciame iniziato a Wuhan e immediatamente piombato sul mercato cinese nella sua complessità, infatti, non ha evitato che l’epidemia potesse svilupparsi senza freni anche in Italia . Ma non bisogna commettere l’impagabile errore di pensare che sia finita qui – anzi, in realtà questo errore è già stato commesso. Il prezzo da pagare per il mondo automotive sarà infatti ben più caro di quanto pagato fino ad oggi: il salasso finale non è al momento ipotizzabile.

Cina, poi Europa, poi USA

I guai vissuti in Cina sono noti: l’automotive si è completamente fermata nel Paese orientale sia sul fronte della domanda che su quello dell’offerta. Mancanza di componenti, fabbriche fermate dal rischio contagio, trasporti limitati e il terrore generale hanno congelato completamente il settore. Vani gli sforzi di Tesla di tenere dritta la barra, pesante il tracollo di Nissan (-80%), generale l’impasse vissuta d’improvviso.

In Europa

L’Europa paga la colpa di aver sottovalutato il problema cinese, di aver finto che nulla fosse per lungo tempo e ora il cuore dell’automotive nostrana (la Germania) rischia di caderci pesantemente dentro. La statistica dice che il vecchio continente è solo all’inizio della parabola di infezione, ma già i problemi sono gravi:

Il settore auto, come quello dei macchinari, è quasi allo stallo. Temiamo una nuova crisi finanziaria e bancaria. Lo Stato deve intervenire subito.

Markus Soeder, presidente della Baviera

Terminata la crisi dell’offerta, sarà palese quella domanda: il terrore seminato sui mercato e l’impasse delle Partite IVA conseguente al Coronavirus avrà una coda lunga sugli investimenti, tale da rallentare una domanda già sterile da tempo.

Negli USA

E poi vengono gli Stati Uniti. Nel Paese dove Elon Musk scherza sul Coronavirus e Donald Trump ne sminuisce l’importanza, alcuni Stati lanciano però l’emergenza e il problema inizia a farsi concreto, urgente e pericoloso. Il New York Auto Show è stato nel frattempo posticipato (annullarlo, a quanto pare, poco sposava lo spirito presidenziale che a tutti i costi vuole insabbiare l’emergenza), Google sta mettendo in atto misure di emergenza, gran parte degli USA capisce soltanto ora il doppio errore commesso: aver ignorato la crisi cinese prima e aver ignorato la crisi italiana poi.

Se la Covid-19 esplode nel cuore degli USA, per Tesla , General Motors e altri colossi i problemi iniziano solo ora, quando in Cina paradossalmente iniziano a terminare. Ma in un mondo globale nel quale la produzione è costituita da una supply chain internazionale, i guai di un continente sono guai di tutti.

L’automotive sarà uno dei settori con il peggiore impatto. E imparerà questa lezione a carissimo prezzo. Col senno del poi, probabilmente guarderemo a questo “cigno nero” come all’evento che ha fatto cadere i rami secchi. Quali siano, ad oggi, non è ancora possibile dirlo. Ma con ogni probabilità ci troveremo precipitati nel mondo dell’auto elettrica in modo più brusco di quanto non immaginiamo.

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11 03 2020
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