C’è un problema che attanaglia l’Europa, ma che nel contesto europeo colpisce soprattutto l’Italia ed entro i confini italiani mette alla berlina soprattutto il nord: si tratta dell’inquinamento atmosferico, qualcosa che secondo gli esperti ha a che fare soprattutto con riscaldamento, industria e automobili. Il dato di fatto ha però anche altre cause ben identificabili contro le quali non sempre si può lottare in modo efficace. Una delle poche leve sulle quali si può agire con relativa immediatezza è il blocco delle auto diesel , intervento che scatta ormai con sempre maggior puntualità nei momenti di picco di polveri sottili e agenti inquinanti nell’atmosfera.
Si tratta di una vera soluzione? No. Si tratta di un intervento in qualche modo utile? Forse. Si tratta di un intervento che può durare nel tempo? Vediamo.
Inquinamento atmosferico e blocco delle auto diesel
Per comprendere – e divulgare – la gravità del problema conviene affidarsi all’efficacia visiva di mappe che rendono esplicita la pericolosità e il perimetro dell’allarme. La prima rappresentazione quella dell’Atmosphere Monitoring Service relativa alla concentrazione del monossido di carbonio :
La seconda mappa fotografa le polveri sottili PM2.5 :
La terza mappa si concentra sulle polveri sottili PM10 :
Ma la situazione nelle ore scorse non era differente se si monitoravano anche altri valori:
Il problema è infatti anzitutto causato da una circostanza geografica: la pianura padana, in quanto protetta dalla catena delle Alpi, risulta meno infiltrata dai venti rispetto al resto dell’Europa: questo protegge spesso il nord Italia dal freddo del Nord Europa, ma al tempo stesso non consente ai venti del Nord di ripulire il particolato che si addensa nell’aria: in assenza di precipitazioni e di vento, banalmente, l’aria è destinata a “sporcarsi” maggiormente, soprattutto nelle aree più interne del nord-ovest.
Attribuire tale situazione ad una semplice causa geografica sarebbe però fuorviante, poiché è chiaro come la semplice geografia non sia causa delle polveri sottili: semmai rappresenta un ostacolo alla loro eliminazione e quindi rappresenta un problema aggravante laddove l’emissione è alta. Ancora una mappa a esplicare questo concetto:
La maggior concentrazione si addensa tra Milano e la Romagna, laddove il traffico stradale è più denso e bassa è l’infiltrazione di correnti d’aria utili a ripulire l’atmosfera. Non c’è dunque da stupirsi se il nord (o le grandi città) sia nel mirino per quanto riguarda i motori diesel: additati come una delle principali cause di inquinamento atmosferico, soprattutto nei vecchi modelli, sono oggi nel mirino delle istituzioni per tentare di limitare tanto l’accumulo di polveri sottili in particolari momenti dell’anno, sia in termini prospettici per migliorare la situazione negli anni a venire. I blocchi arrivano di conseguenza laddove maggiore è il problema: Torino, Milano, e poi giù verso Bologna, Forlì, Padova, Ferrara (tutte città che in queste ore hanno chiuso il traffico Euro 4).
Diesel nel mirino
Va detto che la situazione è ben più complessa e il diesel non possa essere caricato di troppe responsabilità (che vanno invece condivise anche con altri elementi quali particolari tipologie di riscaldamento degli ambienti domestici): il blocco delle auto diesel, però, è l’unica vera leva che sindaci e autorità hanno in mano per poter fare qualcosa e per ottenere risultati relativamente immediati: non potendo controllare i venti, né le precipitazioni, né potendo più di tanto limitare il riscaldamento nei mesi invernali, ecco scattare i blocchi della circolazione – almeno nei tessuti urbani – per far sì che almeno l’unica leva accessibile possa essere azionata.
I blocchi delle auto diesel non rappresentano una vera soluzione. Sono, semmai, la tipica pezza ad un problema che invece meriterebbe analisi di lunga durata e politiche di ampio respiro. Analisi e politiche sembrano però giungere tutte alle medesime conclusioni, e per il diesel (nonostante i grandi passi avanti compiuti dalla ricerca e dallo sviluppo di carburanti di origine organica) il futuro sembra farsi complicato. Il diesel di nuova generazione ha infatti responsabilità molto più basse , nonostante deviazioni come il famigerato Dieselgate possano far immaginare il contrario. I motori diesel che sono in circolazione, però, sono quelli di un parco macchine vetusto, con tassi di inquinamento maggiori e quindi con maggior incidenza sul totale.
La mobilità elettrica sarà costruita, a torto o a ragione, sulle polveri – sottili – dei motori a carburante fossile: è questa la chiave del passaggio attuale, con una accelerazione negli investimenti ampiamente prevedibile e tale da alimentare ulteriormente la rapidità di una conversione che appare ormai ineluttabile.
11 12 2019