Se il continente europeo intende rispettare le proprie promesse di impatto climatico zero entro il 2050, così come sancito dall’approvazione del “Green deal” nelle ore scorse, allora deve pesantemente investire nella capillare diffusione delle colonnine per la ricarica delle automobili elettriche. Solo stimolando la rete ed abbattendo gli ostacoli sulla strada della mobilità elettrica si potrà infatti limitare il numero di auto a combustibili fossili: la decarbonizzazione della mobilità passa inevitabilmente di qui e gli investimenti dovranno essere cospicui.
Sono queste le conclusioni a cui è giunta la Transport & Environment, organizzazione non profit impegnata per la mobilità a zero emissioni e la tutela dell’ambiente: gli studi del gruppo (che solo nelle ultime ore ha altresì evidenziato emissioni di polveri sottili estremamente superiori ai limiti per alcuni dei modelli di auto più venduti in Europa) stimano che entro il 2030 saranno presenti nel vecchio continente qualcosa come 33 milioni di vetture elettriche, cifra che sale a quota 44 milioni in uno scenario di neutralità climatica. A fronte di questo quadro della situazione, i 185 mila punti di ricarica presenti in tutta l’UE sono qualcosa di risibile, che deve necessariamente aumentare. Il motivo è semplice: se non c’è una rete sufficientemente capillare ed efficiente, la mobilità elettrica non potrà mai realmente prendere piede, e la neutralità non sarà mai raggiungibile, e le giornate di blocco del traffico per il superamento dei valori di PM10 continueranno ad aumentare.
Cosa si può fare? Investire. Non si tratta neppure di un investimento particolarmente oneroso se è vero che a fronte di un impegno annuo da 1,8 miliardi di euro si avrebbe l’impegno di appena il 3% del budget annuale in investimenti in infrastrutture di trasporto.
Secondo la Transport & Environment gli investimenti andranno concentrati soprattutto in due direzioni: la ricarica casalinga e la ricarica sul posto di lavoro. Così facendo si può assicurare agli utenti la copertura di gran parte dei viaggi e del tempo, avendo auto sempre cariche e nessun problema di approvvigionamento. Particolare attenzione andrà inoltre riposta nelle aree più isolate, affinché non si crei un fenomeno simile al digital divide che va in fin dei conti a gravare sull’intero sistema. Lo studio (pdf ) ipotizza la necessità di una moltiplicazione vera e propria dei punti di approvvigionamento, spingendo l’intero continente verso i sistemi virtuosi (in particolare i modelli del nord Europa, quali Svezia, Olanda o Finlandia).
L’Italia è oggi fanalino di coda, tra i paesi con il minor numero di vetture elettriche e tra quelli con il minor rapporto tra numero di vetture e numero di punti di ricarica. A tal proposito qualche risultato potrebbe arrivare nel giro di un biennio dal nuovo Decreto FER , che stimola proprio l’installazione di colonnine di ricarica in qualità di parametro di priorità nell’elargizione degli incentivi.
15 01 2020