La scintilla scocca nel 2013 per mano del fondatore Kyle Vogt. I primi passi tra le strade di San Francisco, i primi finanziamenti da un incubatore per startup, i primi 40 dipendenti, quindi l’acquisizione da parte di General Motors nel 2016. Qui la storia di Cruise, questo il nome del gruppo, inizia a farsi più seria focalizzando l’obiettivo che oggi giunge a compimento: Cruise Origin è il nuovo veicolo annunciato dal gruppo (e co-finanziato da Honda), con il quale verrà integrata la flotta da 150 veicoli a guida autonoma già circolanti per le strade della California.
Le dimensioni sono quelle di un ingombrante SUV, la logica è quella del taxi, le sembianze son quelle di un minibus. L’idea di fondo è quella di un veicolo nuovo, una categoria a sé stante, un’avanguardia da lanciare verso il futuro della mobilità per cercare di interpretarne le esigenze. Per General Motors si tratta di un esperimento coraggioso, ma dalle basi solide: Origin è un veicolo ad alto valore (300-400 mila dollari di investimento per ogni unità), denso di tecnologia e condito di sensori per avere una sicurezza ridondante durante le manovre in strada. Un ampio spazio interno, vari posti a disposizione e la logica è quella di un viaggio condiviso tra le vie del tessuto urbano.
L’ingresso è laterale e si dà massimo spazio allo spazio: bagagliaio generoso, grande vano interiore per caricare passeggini o monopattini, il tutto per favorire una migliore gestione di una mobilità integrata che deve poter consentire ad una persona di spostarsi da un punto ad un altro di una città secondo le proprie necessità: Cruise Origin sarebbe il centro di questo sistema, ma per poter attirare le attenzioni del pubblico deve saperne servire al meglio le necessità.
Origin è pensato come soluzione privata al trasporto pubblico , sostituendo funzionalmente bus e taxi per traslare singoli cittadini su brevi distanze:
Abbiamo costruito quest’auto attorno all’idea di non avere un pilota e specificatamente per offrire corse in condivisione. […] Ogni parte del veicolo è sostituibile. Il computing di bordo è sostituibile, i sensori sono sostituibili.
In queste parole sta il senso del progetto: non c’è il costo del pilota, il veicolo è pensato per poter percorrere fino a 1 milione di miglia ed al termine del ciclo di vita del veicolo il costo complessivo sarà fortemente più basso di quello di un veicolo tradizionale. Al centro di tutto c’è il cuore elettrico e l’anima hardware/software della guida autonoma, con cui General Motors promette peraltro una sicurezza ben superiore a quella fin qui garantita dalla guida umana.
22 01 2020