Spesso e volentieri la lente è sul mondo Tesla, punta dell’iceberg di un mercato automotive che mai come in questo periodo ha vissuto fasi di altissimo fermento. Il gruppo americano è infatti punto focale di una evoluzione in pieno corso, ma l’innesto di una Gigafactory nei pressi di Berlino non può che spostare l’attenzione anche su Daimler, emblema dell’auto tedesca – ed europea – nel mondo. Quel che emerge è una situazione sicuramente più solida rispetto a quella dell’azienda emergente di Elon Musk , ma non certo meno fragile.
Tutti i problemi di Daimler
Per capire i problemi di Daimler e più in generale del comparto automotive non bisogna guardare soltanto alle auto in sé, frutto di un’eccellenza e di una creatività che vengono dal passato. Il passato, infatti, proietta sull’oggi modelli di grande qualità, ma proietta sul futuro anche molte ombre che rappresentano un’eredità pesante. Se si guarda agli ultimi 5 anni di Daimler, ad esempio, si nota come un titolo che valeva quasi 100 dollari nel 2015 oggi ne vale meno di 40. La caduta rispetto a inizio anno sfiora ormai il 25% , il tutto in una giornata dove si registra l’ennesimo -4%. Un tonfo importante, quindi, le cui cause sono di varia natura.
La Borsa non è tutto, ma è la cartina di tornasole che permette di misurare la solidità del gruppo e la bontà dei piani di sviluppo. Nel mezzo di una rivoluzione, questi aspetti sono centrali per comprendere le strategie future e per pesare i problemi ereditati dal passato. Problemi che in questi mesi emergono nella casa di Stoccarda su vari fronti.
Coronavirus
Il Coronavirus è la goccia che fa traboccare il vaso, bloccando l’industria dell’auto a livello globale tanto a livello di domanda, quanto a livello di supply chain. Produzione rallentata, domanda sgonfiata, ritmi rallentati, obiettivi di vendita ormai saltati. Il tracollo in borsa da 45 a 37 dollari avviene nel giro di una settimana, sulla scia di mercati che solo negli ultimi giorni hanno fotografato con esattezza quanto stava per accadere a livello globale.
Dieselgate
Negli ultimi giorni è emersa la possibilità per cui il Dieselgate per la casa tedesca non sia ancora completamente terminato. Anzi. Le autorità potrebbero aver scoperto nuove evidenze, arrivando potenzialmente a contestare nuovi modelli e costringendo ad un probabile ampliamento del primo recall (ed in conseguenza a nuove sanzioni). Il gruppo avrebbe messo quindi a bilancio un ulteriore ammanco di 7 miliardi di euro, facendo così salire il conto del Dieselgate da 23 a 30 miliardi di euro . Ecco quanto pesano le ombre del passato sul futuro: cosa si sarebbe potuto fare in termini di ricerca e sviluppo con una cifra simile a disposizione?
Recall
Classe E e CLS: le auto appartenenti a queste linee, quando distribuite tra il 2015 e il 2019, sono oggetto di un nuovo recall coordinato con l’autorità tedesca per i trasporti. La causa sarebbe in un rischio di incendio coinvolgente quasi 300 mila veicoli a livello globale, un terzo dei quali in Germania. Per tutti scatta quindi il controllo forzato e il richiamo in officina per i controlli e gli interventi del caso.
Il prossimo 1 aprile si terrà il meeting annuale degli azionisti, appuntamento di enorme importanza in questo preciso frangente. Il gruppo ha tra le mani un primo piano di rilancio che punterà forte su digitalizzazione, elettrificazione, sostenibilità e riprogrammazione dei processi produttivi. Non è più il momento di galleggiare, perché l’onda lunga dell’innovazione sta arrivando e potrebbe travolgere chi non ha remato a sufficienza.
28 02 2020