Proiettarsi nella “Fase 2”. E’ questo l’imperativo che tutte le aziende automobilistiche, e quelle dell’indotto, hanno ormai adottato da quando il governo Conte ha stabilito di prorogare le misure restrittive fino al 13 aprile.
Il lockdwon imposto a tutte quelle attività produttive non essenziali ha di fatto messo in ginocchio l’economia, ed il settore dell’auto è stato particolarmente colpito. Solo in Italia, infatti, nel mese di marzo la contrazione del mercato del nuovo è stata pari all’85%.
Serve ripartire, ed al più presto, ma prendendo tutte le cautele del caso per tutelare la salute dei lavoratori ed FCA è impegnata in questi giorni a trovare una soluzione per una graduale ripresa delle attività.
FCA: alla ricerca di un accordo con i sindacati
Il Gruppo Fiat Chrysler vuole sfruttare la prima, presunta, data utile per tornare alla produzione, quella del 14 aprile ed al momento si sta confrontando con le organizzazioni sindacali per elaborare un piano la ripresa produttiva di alcuni suoi stabilimenti .
Quali sarebbero i siti interessati da questa riapertura? Stando alle indiscrezioni trapelate negli ultimi giorni si dovrebbe assistere ad una lenta ripresa delle attività delle linee di assemblaggio della Jeep Compass a Melfi, della 500 elettrica a Mirafiori e dei furgoni Ducato alla Sevel di Atessa, in Abruzzo.
Ovviamente per poter ripartire con la produzione è fondamentale che anche l’indotto riprenda le proprie attività e secondo i sindacati sarà fondamentale riavviare alcune lavorazioni delle meccaniche di Termoli e Torino e alcune attività di staff.
FCA: le richieste dei sindacati
Trovare un punto di incontro tra le richieste del Gruppo FCA e quelle dei sindacati probabilmente non sarà semplice, ma l’obiettivo comune è quello di consentire all’azienda di ripartire ed ai lavoratori di poter tornare a lavorare e percepire lo stipendio.
Le attuali richieste ai sindacati sono molteplici, ma non impossibili da soddisfare. Le prime, e più urgenti, riguardano la fornitura di mascherine , il rispetto del distanziamento sociale e la misurazione della temperatura.
Analogamente, le sigle sindacali hanno messo sul piatto della trattativa ulteriori richieste come la pulizia e l’igienizzazione degli ambienti, l’utilizzo di segnaletica orizzontale per facilitare il mantenimento delle distanze, lo scaglionamento delle pause, la limitazione dell’utilizzo degli spogliatoi, la dotazione di dispositivi di sicurezza individuali al personale, come guanti e occhiali, per ogni turno.
FCA: la risposta di Elkann
Le richieste dei sindacati sembrano essere state accolte dal presidente del Gruppo John Elkann. In una lettera inviati agli azionisti della holding Exor, il nipote dell’Avvocato Agnelli ha evidenziato di aver definito una serie: “ di sistemi e protocolli per permettere la riapertura graduale e in sicurezza dei nostri luoghi di lavoro, in stretta collaborazione con i rappresentanti dei nostri lavoratori e le autorità sanitarie competenti“.
Elkann ha poi proseguito concluso rivolgendo un pensiero alle categorie più deboli colpite da questa crisi, i lavoratori: “Non è possibile scegliere tra la salute delle persone e quella dell’economia: senza la prima, non può mai esistere la seconda“.
09 04 2020