La Faraday Future FF 91 è un concept ed in quanto tale racconta più una visione che non un vero e proprio modello pronto a sfidare il mercato. Ma in questa visione c’è una filosofia, qualcosa che proietta sul presente il futuro dell’automotive in cerca di tracce di futuro. E l’idea in questo caso è chiara: tappezzare l’abitacolo di schermi non è soltanto un vezzo estetico, un’espressione fine a sé stessa del design o l’inseguimento di una moda, ma un necessario completamento delle capacità dell’uomo di mantenersi connesso con il mondo esterno.
La terza frontiera della connettività
La vettura, insomma, ha la possibilità (e quindi il dovere) di diventare la terza frontiera della connettività: considerando il computer di casa come il cuore di tutto, lo smartphone come la prima frontiera di mobilità e la smart tv come la seconda frontiera dell’entertainment, l’autovettura può rappresentare la terza frontiera in virtù del suo spazio occupato tra una sosta e un’altra. Laddove l’uomo di sposta per lavoro, per turismo o per utilità, l’auto non può più essere soltanto un tempo sospeso, ma deve offrire a guidatore e passeggeri gli strumenti che gli consentano di presidiare la propria dimensione immateriale .
Faraday Future è la risposta a questa necessità. Si parte con un display da 15,4 pollici per le utilità più comune e più legate alla persona, si continua con una serie di display da 10-11 pollici (fino a 7 nella parte frontale, fino a 4 sui sedili posteriori), per completare il tutto con un 24 pollici pensato per una esperienza “cinematografica” per lunghi spostamenti.
Motor Authority è netto nel giudizio su questo modello: rimarrà una delle più grandi sfide alla filosofia Tesla, oppure una delle più affascinanti “vaporware story” mai proposte in questa generazione dell’automotive. L’auto, infatti, ad oggi è poco più di un rendering; l’idea, invece, è ben oltre la concreta visione, fotografando in modo efficace come la trasformazione digitale stia coinvolgendo anche le quattro ruote.
06 12 2019