Da pochi mesi il Governo ha stanziato un grosso piano di incentivi auto per le Euro 6 aventi emissioni di CO2 comprese fra i 91 e 110 grammi per chilometro; purtroppo questi sono finiti in pochissimi giorni. Per tal motivo, l’UNRAE ha preso parola e ha chiesto un intervento immediato da parte dello Stato, così da rifinanziare il fondo. Già in passato purtroppo, l’associazione aveva ipotizzato una situazione pressoché simile. Già nel Decreto Agosto si stava ipotizzando di rimpinzare il fondo destinato alle auto a gasolio, aggiungendo circa 100 milioni di euro per i finanziamenti statali.
Incentivi auto: servono più fondi
Tuttavia, la paura era quella che anche questo si esaurisse brevemente, considerato che si tratta di auto diesel, le più vendute ancor oggi, al mondo. Purtroppo anche questa ipotesi si è palese in breve tempo. UNRAE ha suggerito di prevedere un modus operandi che travasasse le finanze da una categoria di veicoli all’altra, in maniera molto semplice ed immediato.
Oggi ci troviamo con oltre 300 milioni di euro ancora disponibili per le auto elettriche e con 0 euro disponibili per le Euro 6. L’ente ha anche evidenziato che tale problematica sia un guaio per i concessionari stessi, oltre che per i clienti finali.
Il sistema che regola il bonus permette solo 50 pratiche per concessionario; c’è il rischio che un cliente che voglia l’agevolazione non riceva lo sconto solo per via dell’impossibilità di concludere la pratica per via dei fondi finiti. Il risultato? Utenti che non comprano, retail che falliscono.
Il mondo dei concessionari inoltre, è a serio rischio; a fine anno, si stima che il 25% di questi debba chiudere i battenti per sempre; in più ora, c’è il serio pericolo che questi si trovino ad affrontare ondate di persone deluse che speravano nell’eco bonus per auto Euro 6 e che rimarranno, probabilmente, a bocca asciutta.
A tal proposito serve dunque un intervento immediato da parte del Governo. Il presidente Michele Crisci ha così ribadito:
Il sistema messo in campo dal Governo contiene forti elementi di rigidità e alcuni profili incoerenti con quanto ritenuto essere lo spirito di sostegno e cioè la ripresa del mercato ed il rinnovo del parco circolante. La rigidità principale consiste nell’impossibilità di travasare le risorse da una fascia emissiva all’altra o di prevedere un fondo unico, che si traduce nel rischio di lasciare inutilizzati parte dei fondi pur a fronte di una quota di domanda che resta così insoddisfatta. È più che mai urgente rifinanziare il fondo esaurito per non frenare la crescita di un settore già fortemente colpito nei mesi scorsi dall’emergenza sanitaria.
15 09 2020