Tutto il mondo sembra voler partecipare alla partita più grande degli ultimi tempi; l’obiettivo è l’elettrificazione completa di tutti i veicoli in commercio e la creazione di esemplari nuovi in grado di consentire le massime prestazioni per l’utente pur mantenendo bassi i costi per la ricarica del mezzo, così come i livelli di Co2 emessi. In questo settore, un’eccellenza come il MIT di Boston è riuscito a progettare una vettura full-electric appartenente allo storico marchio Lamborghini .
Elettrificare una supercar: Tesla docet
Rendere elettrica una supercar non è un processo semplice e immediato, sia sotto il profilo costruttivo che sul versante filosofico; una vettura sportiva è un’auto aggressiva, con un sound potente e vorace, in grado di “aggredire” la strada così come la pista, donando una sensazione premium e di “forza” ad ogni accelerata. Come può tale pensiero sposarsi con l’elettrificazione, che di per sé comporta un’assenza di rumore per limitar l’inquinamento acustico, un’assenza di scarichi per limitare le emissioni di Anidride Carbonica?
A questo domanda stanno dando risposta i diversi produttori del settore, Tesla in primis, che producono vetture dall’animo (e dalla sostanza) sportiva ma con un cuore ibrido o elettrico. Anche per ovviare all’assenza del rumore del veicolo si stanno adottando soluzioni differenti; basti pensare a ciò che ha creato BMW con la sua i4 .
Lamborghini: il segreto sta nei supercapacitor
In questa nuova ottica di trasformazione si colloca il progetto realizzato all MIT di Boston. Maurizio Reggiani, direttore del dipartimento Ricerca e Sviluppo del brand ha spiegato, insieme a Riccardo Parenti, Head of Concept Development quali fossero gli step da seguire per la costruzione di una Lamborghini elettrica, che per essere all’altezza del nome che porta, avrebbe dovuto garantire “almeno due giri full-speed del Nurburgring raggiungendo velocità superiori ai 300 chilometri all’ora ”. Reggiani ha dichiarato infatti:
All’epoca l’ambizioso progetto era forse impossibile, poiché a mancare era soprattutto una valida soluzione per l’immagazzinamento dell’energia che desse la potenza all’auto per il movimento senza appesantir il veicolo stesso; considerando che in una supercar il peso è tutto, l’idea degli ingegneri Lamborghini è stata quella di investire sui “supercondensatori” e sui “supercapacitor” al posto delle batterie tradizionali. Il telaio in carbonio sarebbe quindi diventato la struttura stessa per ospitare tutto l’accumulatore ottenendo un risparmio di dati e peso.
Così quindi il team della casa del toro ha avviato una ricerca per collaborare con team universitari; nel 2017 il colpo di fulmine con il MIT di Boston. Il professor Dincă, cap o del Dipartimento di Chimica e il professor Hart, capo del Dipartimento di Ingegneria Meccanica dell’istituto, hanno guidato la ricerca dei materiali da utilizzare nei supercondensatori e nei supercapacitor. Reggiani ha spiegato che all’epoca “Dincă faceva ricerca sui materiali utilizzati anche nei supercapacitor, mentre Hart studiava la possibilità di inserire nanotubi che facciano da anodo e catodo in diversi tipi di materiali ”.
La sfida non era tuttavia facile; Reggiani chiese infatti compiti alquanto duri e difficili per il periodo: “A Dincă abbiamo chiesto di triplicare la capacità di storage dei supercap a parità di peso, mentre al team di Hart abbiamo chiesto di trovare un modo affinché questi nanotubi che fanno da anodo e catodo potessero essere impiantati tra due strati di carbonio e annegati nella resina”.
Trasformando quindi una parte di telaio e carrozzeria in carbonio in accumulatori si sarebbero contenuti tutti i problemi possibili; così il DNA sportiva della Lamborghini si sarebbe semplicemente trasferito dal classico motore a benzina ad uno elettrico, pur mantenendo le qualità e le prestazioni che hanno sempre contraddistinto i veicoli della società.
Il programma, stipulato dall’accordo con l’Italy Program del MIT, è durato quattro anni, ma verso la fine dello scorso anno si è giunti già ad una soluzione interessante. Di fatto Dincă ha realizzato una formula chimica che dona ai supercapacitor il doppio delle prestazioni con un peso identico a quello attuale; secondo Reggiani “Se la soluzione fosse industrializzata oggi, ci consentirebbe ad esempio di portare i supercapacitor della nostra ibrida Sian dagli attuali 34 cavalli a oltre 70, pur mantenendo stesso peso e volume ”
Ad oggi la ricerca procede e si sposta anche sul territorio italiano; il produttore di veicoli da corsa riporterà anche sul nostro Paese le tecnologie e i brevetti sviluppati al centro di ricerca del MIT al fine di lavorare parallelamente all’istituto. Così facendo si creeranno in Italia soluzioni proprietarie nel campo, dando quindi un valore ancora più esclusivo ai prodotti Lamborghini. Per i clienti che possono permettersi le auto da sogno dell’azienda di Sant’Agata Bolognese, l’innovazione tecnologica è un “must”, quasi al pari dei cavalli presenti all’interno del bolide.
Riccardo Parenti spiega infine che la ricerca della compagnia potrebbe avere importanti ricadute sul mercato mondiale, in quanto i prodotti utilizzati per alimentare le nuove auto Lamborghini full-electric, sono riciclabili al 100% e che “data la loro incredibile longevità, con un’autonomia potenziale di centinaia di migliaia di cicli di carico e scarico che avvengono in pochi secondi e senza alcuna perdita di energia, in futuro i supercapacitor potrebbero essere usati insieme agli ioni di litio per creare batterie ibride, migliorando le performance di tutte le auto elettrificate”.
06 05 2020