Ieri il video emozionale che con un colpo di spugna tentava di cancellare il Coronavirus dalla faccia preoccupata degli Stati Uniti e annunciava l’inizio delle distribuzioni delle Tesla Model Y, ma oggi le distribuzioni sono già ferme per ordini impartiti dall’alto. Uno scontro durato un solo giorno, dal quale Musk esce con le ossa rotte: la sfrontatezza in questo caso non ha pagato, perché un piccolo nemico ha costretto tutti a fermarsi e Tesla non farà eccezione.
Tesla si fermi
Tesla corre il rischio di schiantarsi pesantemente su questa crisi economica globale e con ogni probabilità dovrà cercare nella rielezione di Donald Trump un buon paracadute, ma al tempo stesso Elon Musk rischia di schiantarsi contro il medesimo problema dal punto di vista della percezione dell’emergenza in corso. E per quest’ultimo aspetto non c’è paracadute che regga, visto che gli Stati Uniti si preparano ad affrontare una difficile frenata in extremis mentre uno dei suoi più brillanti imprenditori continua a schiacciare l’acceleratore.
Se a restare in piedi doveva essere soltanto ciò che poteva essere dichiarato un “servizio essenziale“, allora Musk non ha esitato a definire “servizio essenziale” la consegna delle auto del gruppo , appena sfornate dalla Gigafactory di Fremont. Il tentativo è stato quello di giocare sui non-detti e sulla possibilità di interpretare le indicazioni, ma ben presto è arrivata la smentita: a Tesla è stato consentito di mantenere aperti solo pochi servizi essenziali con poche persone al lavoro, ma per le consegne non c’è alcuna possibilità.
Al termine dell’emergenza, Elon Musk avrà probabilmente qualche spiegazione da fornire. Ad essere interessati saranno ovviamente gli azionisti, ma non solo: l’imprenditore che incarna la nuova declinazione del sogno americano sta consumando i propri argomenti contro una pandemia globale, giocandosi la credibilità di fronte alle paure delle persone. Ed è forse questo uno dei più grandi rischi che Musk si sta prendendo: più di Tesla, più di SpaceX.
18 03 2020