Che il 2020 non fosse iniziato nel migliore dei modi per il settore automotive lo si era già visto nei primi due mesi dell’anno, quando le vendite avevano fatto registrare una contrazione tra il 6 ed il 7% rispetto allo stesso periodo di dodici mesi prima.
L’esplosione del COVID-19 in tutto il pianeta ha poi reso la situazione particolarmente complicata. In Italia, infatti, il mese di marzo ha fatto segnare un clamoroso -85% e la storia non è stata poi molto differente in tutta Europa dove il calo, in media, ha toccato quota -56%.
Mercato auto europeo: a marzo è crisi nera
I dati giunti da tutti i mercati europei non hanno fatto altro che confermare un trend già ampiamente previsto dopo la diffusione del crollo del mercato auto italiano.
Il nostro Paese, complice anche l’adozione anticipata del lockdown rispetto ad altre nazioni, ha conquistato l’amaro primo posto della classifica con un -85% seguito da seguita dalla Francia con un -72%, dalla Spagna con -69% ed a grande distanza dal Regno Unito, -44%, e dalla Germania con -38%.
Nel complesso, quindi, la diminuzione ammonta al 56% , con una perdita di quasi 750.000 unità. Nel mese di marzo 2019 erano state vendute in Europa 1.347.000 vetture, mentre a marzo 2020 il dato si è assestato su 599.000 unità.
Mercato auto europeo: l’allarme di UNRAE
Andrea Cardinali, direttore generale dell’UNRAE, ha lanciato l’allarme per il settore: “Il crollo di marzo riflette ancora solo parzialmente l’impatto della crisi, e il mese di aprile si annuncia quindi senz’altro peggiore. È difficile fare previsioni per l’intero anno, ma secondo alcuni centri studi nel 2020 il mercato auto Europeo potrebbe contrarsi sino al 30%, una caduta mai sperimentata in passato“.
“Tra i Major Markets – ha proseguito poi il direttore dell’associazione delle case estere – il calo potrebbe essere del 25% nel Regno Unito e del 20% in Francia, secondo le rispettive associazioni di categoria. Per l’Italia, Unrae ipotizza un crollo fra il 32% nel caso migliore e il 46% in quello peggiore, secondo la durata del lock-down”.
“L’impatto della crisi può essere devastante, su una filiera caratterizzata da imponenti investimenti ed elevati costi fissi in strutture e personale, che rischia di finire presto in ginocchio per i flussi di cassa negativi. Il nostro Paese, colpito per primo e più duramente dall’epidemia in Europa, nonché primo a porre in essere severe restrizioni alla mobilità dei cittadini e alle attività economiche, risulta anche quello con il mercato impattato in modo più drammatico“.
L’emergenza coronavirus non è ancora cessata, ma già adesso si pensa a come sarà il dopo e le previsioni non sono affatto rosee.
08 04 2020