Non sono i numeri drammatici visti a marzo e ad aprile, ma anche a maggio il mercato auto italiano ha fatto registrare una netta frenata pari ad un -49,6% rispetto allo stesso periodo di 12 mesi fa.
Ovviamente non ci si poteva aspettare nulla di diverso dopo mesi di restrizioni e chiusure rese necessarie per contenere la diffusione del contagio ma, volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, fortunatamente nello scorso mese non si sono replicati i dati catastrofici visti a marzo ed aprile.
Mercato auto Italia: urgono gli incentivi
Analizzando nello specifico i numeri fatti registrare nel mese di maggio le vendite sono state pari a 99.711, mentre nei primi cinque mesi del 2020 il calo di immatricolazioni è stato del 50,45% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Nell’analizzare questi numeri, però, si deve anche considerare come buona parte delle immatricolazioni sia riferita a contratti conclusi negli scorsi mesi e perfezionati subito dopo l’allentamento delle restrizioni.
A prescindere da ciò, è comunque necessario che il governo intervenga concretamente per rilanciare il settore. Gli incentivi relativi alle vetture a zero emissioni o ibridi vanno bene, ma in un momento come quello attuale non si può decidere di puntare tutte le risorse solo su questo settore se si vuole salvare una filiera produttiva fondamentale per il Paese.
A lanciare questo allarme è stato anche il Centro Studi Promotor che ha sottolineato come, secondo una prima stima, la perdita di fatturato è attualmente pari a 8,3 miliardi a cui occorre aggiungere 1,8 miliardi di minor gettito Iva.
Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor ha dichiarato: “Il dato di maggio è drammatico ed è ancora più disastroso se si considera che è dovuto anche a ordini rimasti inevasi alla fine di febbraio, ultimo mese di andamento normale“.
Per il presidente Quagliano servono con urgenza incentivi alla rottamazione anche per l’acquisto di Euro 6: “Tra l’altro su questo terreno l’Italia vanta un precedente importante. Quello del 1997 in cui la formula adottata per la prima campagna di incentivi alla rottamazione del nostro Paese determinò una crescita delle immatricolazioni nel 1997 del 38%, un incremento del Pil, certificato dalla Banca d’Italia, di 0,4% punti percentuali e a ciò si aggiunse che il provvedimento fu a costo zero perché l’onere degli incentivi per lo Stato fu più che ampiamente coperto dal maggior gettito Iva sulle auto vendute in più”.
Le richieste di estensione degli incentivi stanno arrivando da più parti. Il nostro governo sarà in grado di ascoltarle e trasformarle in realtà per salvare l’intero settore?
02 06 2020