All’indomani dell’accettazione a formare un nuovo Governo da parte del Presidente del Consiglio incaricato, Mario Draghi, un nome si pone in evidenza tra quelli che formeranno il nuovo esecutivo: si tratta di quello di Roberto Cingolani, ministro per la Transizione Ecologica, al quale sono altresì affidate importanti deleghe in tema di energia. Inevitabilmente dal suo operato dipenderà quindi il futuro dell’auto elettrica in Italia, e non può essere diversamente: lo dice il suo passato, lo dice il suo incarico, lo dicono le finalità per cui il “super-ministero” è stato creato (peraltro anche sotto la benedizione di Legambiente).
Cingolani: la mobilità elettrica sarà così
A tal fine occorre ripartire dalle parole che lo stesso Cingolani pronunciò anni or sono, in tempi non sospetti, in qualità di direttore scientifico IIT:
La mobilità e il consumo domestico sono due ambiti prioritari per la realizzazione di soluzioni energetiche pulite ed efficienti. Lo sviluppo della nostra società non può più prescindere dall’utilizzo razionale delle risorse energetiche, elemento imprescindibile per la salute dell’essere umano e la salvaguardia ambientale.
Non a caso metteva fianco a fianco i concetti di “mobilità” e “consumo domestico”: erano quelli i giorni dei primi esperimenti di “Vehicle-to-Grid“, sui quali lo stesso Cingolani aveva lavorato per capire le possibili prospettive di una rete di ricarica che consentisse alle auto di diventare accumulatori utili per alimentare i consumi di casa durante la notte. La logica del V2G, infatti, sposterebbe le ricariche delle auto in orario diurno, invertendo i processi e richiedendo quindi assorbimento elettrico soprattutto nelle ore in cui la produzione da fotovoltaico è maggiore.
Ecco perché la mobilità elettrica e le politiche di produzione energetica sono inevitabilmente ed inestricabilmente collegate. Ma per poter diventare una realtà diffusa, la mobilità elettrica deve essere incastonata in un progetto più ampio e, soprattutto, in grado di fornire risposte più chiare. Ancora Cingolani:
Non sono sicuro che la soluzione diventi esclusivamente la batteria, c’è anche l’idrogeno. Nel frattempo possono essere risolti alcuni problemi del ciclo dell’idrogeno come lo stoccaggio, la compressione, il costo dei materiali per cui potrebbe esserci la possibilità di scoperte che consentano di utilizzare l’idrogeno invece che le batterie convenzionali. La ricerca su questo campo è fervente. Ovviamente parliamo solo dell’automobile, di una potenza di centinaia di kW. Quando invece si parla di industria, di megawatt, non possiamo pensare alle batterie. In questo caso ci vogliono sistemi con grande capacità di accumulo. Il gas mi sembra una delle tecnologie a cui guardare in combinazione con grandi power station fotovoltaiche ed eoliche. A meno di non avere una rinascita del nucleare, della fusione. Per concludere la soluzione ottimale è nella capacità di differenziare. Puntare su tante tecnologie in parallelo vuol dire che una può essere più adatta di un’altra ad una determinata circostanza o localizzazione e ad un determinato utilizzo. Ogni forma di energia può avere la sua applicazione a seconda del dominio e della situazione in cui viene applicata.
L’approccio di Cingolani al problema sembra essere dunque del tutto pragmatico: c’è una transizione da dominare, ma al momento il punto di approdo non sembra ancora essere del tutto chiaro. Dove sarà il punto di equilibrio tra le capacità di una rete di distribuzione e le capacità che potrà garantire l’autonomia dei veicoli? La politica potrà assecondare questa ricerca, ma soltanto la tecnologia potrà trovare le soluzioni. Cingolani sembra dunque avere il giusto profilo per soppesare le esigenze di ambo le parti, forte di un ministero sul quale si sono riposte molte (troppe?) aspettative.
13 02 2021