E’ un momento certamente complicato quello che stanno attraversando i gestori degli impianti di rifornimento. Le limitazioni alla circolazione hanno infatti fatto crollare le entrate e messo in ginocchio l’intero settore.
I costi di gestione, nonostante il crollo del prezzo del petrolio, sono rimasti immutati e nello scorso mese di marzo le associazioni di categoria avevano paventato uno sciopero che aveva portato a dure reazioni.
L’eventuale chiusura degli impianti in un momento periodo difficile aveva acceso gli animi, ma fortunatamente il tutto è rientrato dopo un incontro chiarificatore con gli esponenti del governo.
Sciopero benzinai: la chiusura delle aree autostradali
Gli incontri degli scorsi mesi, stando a quanto affermato dalle organizzazioni Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio, non hanno portato a nulla di concreto e per questo motivo le sigle sindacali hanno proclamato lo stato di agitazione della intera categoria .
La prima tornata di scioperi prenderà il via sulla rete autostradale e nel comunicato che annuncia la serrata non sono mancate dichiarazioni forti.
“Nove settimane di assoluta sofferenza, lasciati completamente soli a presidiare sulle strade il territorio a rischio della propria incolumità ed accollandosi ogni onere economico e finanziario necessario a garantire la distribuzione di energia e di carburanti per assicurare il trasporto delle persone e delle merci. Nove settimane di impegni non mantenuti, di promesse lasciate cadere nel vuoto, di retromarce imbarazzate e infine di silenzi ingiustificabili“.
“I gestori non chiedevano altro che condividere responsabilità e oneri con il Governo e l’intera filiera composta da soggetti economici – concessionari autostradali e proprietari degli impianti – con ben altra solidità ed incommensurabilmente maggiore potenzialità economico-finanziaria”.
“Ora, con il termine della fase acuta dell’emergenza, avendo in tutta coscienza adempiuto interamente alla responsabilità di cui è fieramente portatrice, la Categoria non ha altra risorsa che tornare a ricorrere agli ordinari strumenti di protesta, a sostegno delle proprie legittime rivendicazioni relativamente ai ristorni economici delle concessionarie e al riconoscimento dei contributi figurativi, nella convinzione che i cittadini di questo Paese comprendano le sue giuste ragioni, che sono poi quelle stesse che similmente agitano molte altre categorie e le comuni famiglie”.
02 05 2020