A partire da oggi, per spostarsi all’interno della “zona rossa” (così chiamata impropriamente da tutti) occorre autocertificare i motivi del proprio spostamento. La misura solleva mille perplessità da parte di chi in questo momento, in preda all’ansia da riorganizzazione, sta cercando scappatoie e cavilli che consentano di seguire la propria routine – o quel che ne rimane. Il modulo di autocertificazione ha inoltre sfumature che lasciano spazio all’interpretazione, rinsaldando così i dubbi di chi sta cercando certezze a cui appoggiarsi. Cerchiamo quindi di capire i principi, i problemi e i punti fermi disponibili ad oggi.
Le finalità del legislatore
La legislazione italiana prevede che, a monte di ogni legge che lasci aperti dubbi interpretativi, deve valere la regola per cui a far fede sia la finalità del legislatore. E questa finalità è stata espressa in modo del tutto chiaro: restiamo a casa. Occorre assolutamente evitare ogni spostamento, perché soltanto in questo modo si potrà contenere l’epidemia da Coronavirus. Inutile quindi stressare le norme e cercare cavilli, perché con ogni probabilità nelle prossime ore i controlli si faranno serrati e ci sarà ben poca disponibilità alla comprensione: se non ci sono problemi seri che motivano lo spostamento, a prevalere è l’interesse della salute.
La logica, spiega il Ministero dell’Interno, è quella della “responsabilizzazione dei singoli“: il controllo dei flussi e la fiducia nei singoli sono i pilastri dell’autoregolamentazione di cui il Paese ha bisogno per uscire da questa crisi. Di qui bisogna partire.
Le regole del modulo di autocertificazione
Premesso che viene, comunque, fatto salvo il diritto al rientro nel territorio del comune di residenza, di domicilio o di dimora degli interessati, va qui evidenziato che l’onere di dimostrare la sussistenza delle situazioni che consentono la possibilità di spostamento incombe sull’interessato.
Ecco dunque l’utilità del modulo di autocertificazione, con il quale occorre dare prova dei motivi per cui ci si sta spostando nonostante il DPCM restrittivo. Le motivazioni che possono giustificare uno spostamento tra un comune e un altro sono:
- comprovate esigenze lavorative;
- situazioni di necessità;
- motivi di salute;
- rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza.
Ognuno di questi punti meriterebbe un ulteriore approfondimento, che va però nella direzione dell’interpretazione. Cosa si intende ad esempio per “situazioni di necessità”? In senso lato, una frase del genere contemplerebbe la gran parte dei bisogni delle persone e delle famiglie, ma la rigidità dell’emergenza impone chiavi di lettura ben più pragmatiche. Ognuno può iniziare il ragionamento immaginando una rigida e restrittiva interpretazione, evitando di cercare una scappatoia che lo Stato non sembra ben disposto a concedere. Ed è ancora il Ministro dell’Interno a metterlo nero su bianco:
va qui evidenziato che l’onere di dimostrare la sussistenza delle situazioni che consentono la possibilità di spostamento incombe sull’interessato. […] la veridicità delle autodichiarazioni potrà essere verificata ex post.
Il nuovo modulo
Il nuovo modulo di autocertificazione è disponibile qui (pdf):
Nessuna scappatoia, però, perché non ci saranno deroghe:
A questo proposito, al fine di fornire al pubblico un’informazione non solo corretta ma quanto più esaustiva possibile, il personale operante provvederà anche a rendere edotti gli interessati circa il fatto che le più gravi conseguenze sul piano penale di un comportamento, anche solo colposo, non conforme alle previsioni del d.P.C.M. possono portare a configurare ipotesi di reato, quali quelle di cui all’ art. 452 c.p. ( delitti colposi contro la salute pubblica).
10 03 2020