A volte la pezza è peggio del buco, come si suol dire. Ed è in questo intoppo che rischia di cadere Tesla in relazione al modo in cui ha risolto un problema di supply chain in Cina sulle proprie vetture Model 3 . Un modo pragmatico che ha sbrogliato una situazione complessa, soprattutto in settimane nelle quali la Covid-19 ha creato ostacoli in ogni dove al mondo automotive, ma senza quella necessaria trasparenza iniziale che avrebbe gettato tutt’altra luce sulla questione.
Tesla Model 3: vecchio chip, nuova auto
Tesla avrebbe infatti dotato le vetture in uscita negli ultimi mesi con un chip vetusto al posto di quello nuovo previsto e dichiarato. Nella fattispecie il vecchio Hardware 2.5 è stato inserito al posto del nuovo Hardware 3.0, le cui performance sono stimate come 21 volte migliori rispetto alla generazione precedente. Se da una parte Tesla ha consentito agli utenti di entrare in possesso della propria vettura in tempi rapidi, senza dover attendere giocoforza che il collo di bottiglia nei rifornimenti si risolvesse, dall’altra la vettura consegnata non è la vettura acquistata.
In termini pratici nessun utente avrebbe potuto avvertire differenze sostanziali perché, almeno fino a quando non sarà disponibile il nuovo Autopilot in grado di sfruttare al meglio la piccola rete neurale che verrà a crearsi sulle nuove vetture, il chip Hardware 2.5 è più che sufficiente per tutte le necessità. In termini fiduciari, però, il brand vede incrinarsi il rapporto con il cliente poiché viene tradita la promessa. Il problema, inoltre, sarebbe limitato al momento alle consegne in Cina, laddove probabilmente si conta di avere quanto prima le giuste componenti da sostituire.
Tradita la promessa, infatti, eccone arrivare un’altra da interpretarsi come un “Pagherò” di vecchio stampo: Tesla promette la solerte sostituzione dei chip 2.5 con i nuovi 3.0 non appena sarà possibile e non appena l’Autopilot di nuova generazione ne richiederà l’adozione. La logica è di per sé solida: chi non ha ancora ordinato il pacchetto per la guida autonoma non ha bisogno del nuovo chip, dunque l’upgrade eventuale sarà gratuito in termini di sostituzione hardware.
Così facendo, sebbene si sia tradito il singolo utente, non si è tradita la community nella sua complessità. Peccato veniale? Ai tempi del Coronavirus occorre mettere in campo maggior tolleranza sulle pecche dei compromessi. Ma toccherà a Elon Musk recuperare la fiducia che merita il suo progetto: fino al prossimo “effetto WOW” rimarrà la sbavatura di un chip sbagliato sulla vettura giusta.
05 03 2020