Il rischio primario derivante dal Coronavirus è chiaramente quello legato alla salute, con il conteggio che (pur in prossimità di quello che era definito come il possibile picco di contagio) sta aumentando a ritmi vertiginosi proprio in questi giorni arrivando ormai a superare le 60 mila unità in tutto il mondo. Tesla però si trova costretta a fare un passo oltre, iniziando a prendere per la prima volta in considerazione anche le conseguenze che il caso avrà in termini di business.
Tesla pesa il rischio Coronavirus
Se il picco di epidemia fosse già stato raggiunto e la situazione potesse essere definita come “sotto controllo”, probabilmente gli allarmi finanziari si sarebbero fermati: la borsa ha continuato infatti a crescere pressoché in tutto il mondo (quantomeno senza alcuno shock ulteriore dopo il primo assestamento sui mercati orientali) e la stessa Tesla si era limitata inizialmente a prevedere una decina di giorni di stop agli impianti a seguito del diktat governativo cinese. Non solo: questa battuta d’arresto era vista come ininfluente sui piani annuali, con limitate conseguenze in termini di produttività e tempi di distribuzione. Ora però la situazione inizia parzialmente a cambiare.
All’interno del documento con cui Tesla ha il dovere di ammonire i propri investitori circa i possibili rischi a cui va incontro l’azienda, si legge infatti per la prima volta come l’epidemia scoppiata a fine 2019 possa avere conseguenze non previste e che possano prolungarsi nel tempo . Il rischio, infatti, non è più legato soltanto ai giorni di chiusura degli impianti, ma anche alla difficoltà di reperire componenti sul mercato: la Cina, alla base di gran parte dell’industria a livello internazionale, potrebbe infatti fermarsi ancora a lungo e questo comporterebbe ritardi ed aumentati costi, qualcosa che potrebbe rivelarsi come uno shock per l’industria automobilistica (e Tesla, per molti motivi e per una latente fragilità) potrebbe subirne i contraccolpi maggiori.
Il mercato degli smartphone potrebbe crollare quest’anno in Cina del 30% e questo fattore andrà a pesare sull’intero settore a livello internazionale. La situazione non è troppo dissimile sul mercato automotive, ove la domanda cinese rallenterà pesantemente per tutto l’anno e la produzione subirà contraccolpi ad ogni latitudine.
Sebbene sia chiaro che il Coronavirus sia un fattore di rischio da tenere pesantemente in considerazione, ancora non sappiamo quanto ciò possa pesare effettivamente e quando queste conseguenze si rifletteranno concretamente sui mercati azionari. Ad oggi il contraccolpo sembra minore di quanto non suggerisca la cronaca, ma se l’epidemia dovesse allargarsi al di fuori del continente asiatico allora tutto potrebbe venire a galla con rapidità. Al momento il Coronavirus è un semplice fattore di rischio come lo è il rischio sismico per la sede di Fremont, ma in questo caso l’evento è in pieno corso.
14 02 2020