Anche le aziende rischiano di essere “contagiate” dalle cattive notizie in tema Coronavirus, ma solo alcune potrebbero rischiare seriamente la salute. Fuor di metafora, l’intero comparto automotive è a rischio, ma alcuni brand sembrano più esposti di altri per vari motivi. Tesla è uno di questi, ma nessuno sembra poter essere completamente immune.
Il problema dettato dall’epidemia non è legato tanto alla chiusura precauzionale degli stabilimenti, quanto agli effetti di breve periodo che rischiano di affossare il mercato. Troppe e troppo importanti, infatti, sono le influenze del mercato cinese; troppe e troppo importanti sono le cifre in ballo; troppi e troppo importanti sono gli effetti collaterali possibili.
Tesla ai tempi del Coronavirus
Tesla è tra i marchi più esposti per un motivo molto semplice: il gruppo ha enormi potenzialità costruite su basi di liquidità ancora estremamente fragili, peraltro con il peso delle scommesse “short” a fare da zavorra. La scommessa cinese stava per partire, la prima Gigafactory era pronta ad andare a regime, ma il Coronavirus ha improvvisamente fermato le attività . Non solo: il virus ha fermato del tutto gran parte della domanda cinese, stroncando le vendite e affossando le previsioni di crescita per il 2020. Il risultato? L’industria automotive orientale rischia pesantissimi contraccolpi e Tesla rischia di veder sterilizzata una delle più importanti sacche di crescita potenziale per l’anno in corso.
Nella giornata odierna tutti i listini orientali crolleranno nuovamente, andando controcorrente rispetto a listini occidentali ormai abituati quotidianamente a superare i massimi di sempre. I timori della bolla iniziano a serpeggiare e l’epidemia esplosa a Wuhan potrebbe secondo molti essere la miccia che in tanti temevano. I tentativi di disinnescare il pericolo sono in atto, ma le notizie in arrivo dalla Cina (e dalla Corea del Sud, e dall’Italia) al momento non sembrano sufficientemente rassicuranti.
Le previsioni di vendita su cui si basa la crescita di Tesla in borsa nelle ultime settimane erano fondate sull’ottimismo – non sempre avvalorato dalle opinioni degli analisti – di Elon Musk. Ora l’impatto con la realtà rischia però di essere pesante. Il Coronavirus è una guerra di logoramento, perché maggiore sarà la durata dell’emergenza e più forte potrebbe essere l’emergere dei timori, del panico e della fuga delle azioni TSLA dal portafoglio degli investitori. Se scatta la ritirata, la risacca potrebbe portare via grandi capitali. Elon Musk ne è probabilmente consapevole e i 2,6 milioni di nuove azioni emesse hanno probabilmente una funzione difensiva prima ancora che espansiva, benché nel caso di Tesla i due estremi combacino alla perfezione: è ormai chiaro come la miglior difesa sia l’attacco.
24 02 2020