L’emergenza Coronavirus sta dilagando in tutto il mondo con tempistiche dilazionate, ma con un impatto clamoroso ad ogni livello: così come prima ha affossato la Cina e ha impattato sull’Italia, ora poco alla volta sta emergendo in quei paesi ove i tamponi sono stati risparmiati in una fase iniziale salvo poi cedere ad improvvisi timori (Europa e Stati Uniti). Così come avevamo previsto prima dell’inizio dell’emergenza italiana, però, per Tesla il problema diventa una Spada di Damocle su più fronti, creando tensioni che vanno ben oltre il possibile impatto diretto del virus sull’azienda.
Problema 1: Wall Street
Il primo problema è finanziario. Il titolo TSLA è in calo continuo dal picco del 19 febbraio scorso, arrivando la scorsa settimana a quota 700 dollari e preparandosi oggi con ogni probabilità ad una nuova sonora caduta. Non si parla di precipizio, ma tutto il valore accumulato dopo l’incredibile exploit di inizio febbraio è ormai andato in fumo.
Bisogna ricordarsi in ogni caso che Tesla valeva poco più di 200 dollari solo 5 mesi fa, quindi è naturale che possano esserci prese di posizione in una situazione come questa. Ma Elon Musk ha bisogno di rafforzarsi, non certo di vedere il titolo cadere ulteriormente.
Problema 2: le vendite
Il secondo problema è di mercato. L’automotive è crollata in tutto il mondo ed il problema attanaglia tutti i brand a tutti i livelli. Se c’è un brand con alto potenziale è Tesla, ma al tempo stesso è anche quello meno solido, meno capillare sul territorio, meno radicato nell’immaginario collettivo e probabilmente meno elastico nei momenti in cui la crisi economica presenta il conto.
Se la morsa del Coronavirus continuerà a lungo, insomma, Tesla potrebbe trovarsi a dover fronteggiare il mercato con 3 modelli appena (un quarto e un quinto in arrivo), nessuna soluzione low cost e difficili promesse di lungo periodo da mantenere.
Problema 3: il petrolio
Il terzo problema è paradossalmente quello del petrolio, il cui prezzo è in queste ore in caduta libera. Sebbene la cosa sia teoricamente non afferente al mondo Tesla, in realtà è esattamente questo il parametro di valutazione con cui spesso si pesa l’opportunità di acquistare un’auto elettrica . Banalmente: minore è il prezzo del carburante e maggiore è il numero di anni entro cui è possibile annullare il maggior costo necessario per acquistare una Tesla rispetto ad una omologa vettura tradizionale.
Il confronto non è corretto, e ci sono altri fattori da considerare, e la sostenibilità, e la guida autonoma e tutto il resto: tutte opportune considerazioni, ma l’utente indeciso si trova ora a fronteggiare un calcolo che non torna più: mentre Tesla non può permettersi di abbassare il prezzo delle auto, la Russia sembra non potersi permettere un taglio nella produzione e ciò porta ad affossare il costo del barile (i prezzi son tornati quelli del 1991) ed a rendere meno appetibile un’auto elettrica.
Problema zero: il Coronavirus
E non dimentichiamo il Coronavirus in sé. Negli Stati Uniti l’emergenza si sta facendo concreta nonostante Trump tenti in ogni modo di insabbiarne l’impatto. Anche Elon Musk ci sta mettendo del suo, esorcizzando il panico con tweet che hanno attirato le critiche degli utenti e di gran parte dei media.
In Italia abbiamo presto imparato che sottovalutare la Covid-19 è un errore che si può pagare a caro prezzo, ma Elon Musk guarda probabilmente poco al di qua dell’oceano, preferendo tenere il naso in su, verso i satelliti Starlink e le ambizioni di SpaceX. Ma c’è qualcosa di invisibile e immediato da affrontare quaggiù, se vogliamo tornare a cullare i sogni che potevamo permetterci fino a pochi mesi or sono.
09 03 2020