Nessuno stop ulteriore per la Gigafactory di Tesla a Berlino : il ricorso portato avanti dalla Lega Verde di Brandeburgo non ha infatti raggiunto gli esiti auspicati e il progetto può pertanto teoricamente ricominciare dopo quella che è semplicemente stata una rapida battuta d’arresto. Peraltro forse in qualche modo prevedibile, data l’alta esposizione del brand e la forte caratterizzazione ecologica dello stesso.
Si riparte, quindi? Presto, forse. Le necessarie autorizzazioni non sono ancora arrivate e si fa largo l’ipotesi di un ostruzionismo che potrebbe avere un forte odore politico. In ballo ci sono 91 ettari di terreno, il futuro dell’auto elettrica a Berlino, ma forse anche qualcosa di più.
Giga Berlin, si riparte. Forse.
Il ricorso era stato portato avanti in conseguenza dell’abbattimento di 91 ettari di bosco nei pressi di Brandeburgo: tale opera di disboscamento è necessaria per far spazio alla superficie che dovrà occupare la Gigafactory 4 e i lavori erano già cominciati da alcune settimane con la posa dei primi impianti interrati e la bonifica degli ordigni inesplosi della seconda Guerra Mondiale. Poi lo stop: il ricorso degli ambientalisti aveva frenato temporaneamente i lavori per una verifica rapida sulla bontà di un progetto che avrebbe raso al suolo una grande superficie alberata.
La difesa di Tesla era chiara benché il gruppo non avesse espresso posizioni ufficiali: ad essere disboscata non sarebbe stata una foresta naturale, quanto una sorta di “coltivazione” di alberi nata per scopi commerciali (per la produzione di carta e cartone). L’abbattimento, allo stesso modo, avviene oggi per scopi commerciali e non fa altro che eliminare alberi che sarebbero stati eliminati comunque – come da progetto iniziale in fase di semina.
In attesa del via libera definitivo, però, si addensano i timori per un ulteriore ostruzionismo che, se riuscisse a trascinare la situazione fino a fine marzo, comporterebbe di fatto uno stop di sei mesi ai lavori (con ingente danno per Tesla, ovviamente). Le normative locali impedirebbero infatti i lavori durante la stagione calda, quando potrebbero arrecare danno alla fauna. Non riuscire a finire i lavori entro marzo significherebbe quindi fermare tutto e ricominciare il prossimo autunno.
Tesla auspica una decisione rapida e il problema, dall’essere ambientale e legale, diventa ora chiaramente politico. Da una parte chi sta tentando di ostacolare il progetto, dall’altra chi accusa questi ultimi di ostacolare l’economia tedesca, in mezzo chi auspica raziocinio e buon senso.
Tesla, da parte sua, attende senza esprimere opinioni in merito.
Una sfumatura politica
Una sfumatura politica interessante è nel fatto che tra i principali azionisti di Tesla vi sia Larry Ellison, nome che in queste ore sta facendo discutere per il suo forte impegno politico in favore di Donald Trump. Con il presidente USA più volte pronto a lanciare dazi contro l’industria automotive tedesca, questa sfumatura non è probabilmente sfuggita agli ambienti politici tedeschi, dove quindi Tesla non può certo aspettarsi un tappetino rosso pronto ad accogliere Elon Musk .
La sensazione è che comunque, frizioni e ostruzionismi a parte, la questione possa risolversi per il meglio. Quando, però? Questo, oggi, è il vero problema di Tesla.
21 02 2020