La notizia di queste ore sta a metà tra l’industria automotive e quella finanziaria, tra i cavalli delle linee produttive e gli “orsi” della Borsa di Wall Street: nel mirino c’è Tesla ed un presunto malfunzionamento delle proprie vetture. La verità ancora non è emersa, ma secondo Tesla il problema starebbe proprio in questi termini: ci sarebbero speculazioni sulla bontà della produzione del gruppo poiché forti sarebbero gli interessi ribassisti attorno al proprio titolo in Borsa.
Partiamo dall’inizio: da alcuni giorni si susseguono le ipotesi per cui Tesla sarà presto costretta ad un massiccio richiamo di vetture sulla scia di un problema che alcuni utenti avrebbero evidenziato: improvvise accelerazioni indesiderate, e quindi fortemente pericolose, durante il viaggio. Una petizione inviata alla National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA) avrebbe colto nel segno: l’agenzia ha affermato che avrebbe tenuto in considerazione tali segnalazioni ed avrebbe indagato. Tre i modelli nel mirino: Model S, Model X e Model 3, per un totale di qualcosa come 500 mila vetture interessate . Il problema avrebbe anche portato anche a veri e propri incidenti, il che renderebbe la situazione urgente oltre che grave.
Tesla respinge le accuse: nessun richiamo in vista
Tesla, però, respinge le accuse con forza: “la petizione è completamente falsa e portata avanti da short-seller di Tesla“. Chi sono questi “short-seller” additati da Tesla? Trattasi di speculatori finanziari che scommettono sulla caduta del valore delle azioni Tesla. In pratica, si tratta di investitori che operano una specifica manovra finalizzata al lucro nel caso in cui Tesla dovesse crollare sul mercato azionario : spesso tali operazioni di acquisto allo scoperto – fortemente speculative ed azzardate – sono accompagnate anche da vere e proprie pressioni per raggiungere lo scopo e questo è il caso secondo Tesla. Di fatto è come se si vendessero azioni prima ancora di averle acquistate (ma assumendosi l’impegno di acquistarle in un secondo momento): qualora il titolo crollasse, il lauto guadagno odierno più che compenserebbe il piccolo investimento successivo. Il corto circuito tra gli interessi dell’azienda e quello degli short-seller è così presto evidenziato.
Il gruppo spiega di aver analizzato alcuni dei dati indicati e di non aver mai evidenziato comportamenti dell’auto contrari ai dettami del guidatore: “l’auto accelera se, e solo se, il pilota dice di farlo, e rallenta o si ferma solo quando il pilota frena“. Tesla spiega di aver esaminato l’intera casistica, monitorando la telemetria dei singoli sensori e il lavoro dei singoli algoritmi utilizzati per mitigare il rischio di incidenti anche con funzione Autopilot attivata: nessun problema emerso. La NHTSA sarebbe stata aggiornata sulla situazione nel corso degli anni e “in ogni caso esaminato con loro i dati hanno provato che i veicoli hanno funzionato in modo appropriato “.
Secondo il mondo della finanza, il problema è dentro l’auto. Secondo i produttori, il problema è a Wall Street (tesi che Elon Musk porta avanti da tempo, sfidando faccia a faccia gli short-seller in più di una occasione). Al momento l’agenzia non ha intrapreso azioni specifiche contro Tesla, dunque il braccio di ferro rimane teoricamente aperto. Le azioni Tesla nel frattempo toccano i massimi di sempre, con un piccolo ripiego dopo aver sfondato quota 500 dollari per la prima volta nella sua breve storia.
21 01 2020