Nei giorni scorsi l’amministratore delegato Volkswagen, Herbert Diess, ha lanciato l’allarme: o si cambia, o ci si estingue. La metafora legata alla parabola del gruppo Nokia ha lasciato il segno, ma nasconde anche piani d’attacco specifici già nel cassetto della casa tedesca. Nelle ultime ore, infatti, Diess ha voluto approfondire ulteriormente il discorso puntando il dito contro quelli che sono i principali rischi sulla strada della propria azienda: Tesla è il primo, Donald Trump è il secondo.
Il discorso di Diess è avvenuto peraltro in un contesto particolarmente importante, il che rende particolarmente forte il messaggio lanciato: il dito viene puntato dal World Economic Forum di Davos, dove Volkswagen descrive un mercato in pieno fermento e confida al tempo stesso tutto il proprio ottimismo circa le strategie poste in essere per uscire dall’attuale situazione di pericolo imminente.
Il pericolo Tesla
Il discorso legato a Nokia era sufficientemente chiaro, ma solo in questa occasione Diess ha nominato in modo diretto il proprio competitor Tesla. Con questo tassello il cerchio è chiuso: la grande innovazione che rischia di travolgere il mercato automotive mondiale ha il marchio Tesla e il volto di Elon Musk, ed è con questo riferimento che Volkswagen intende misurare le proprie ambizioni. Diess in proposito si dice ragionevolmente tranquillo: il proprio gruppo è ancora pienamente in gara e presto o tardi supererà il numero di vetture elettriche vendute rispetto alla controparte.
Tesla sta peraltro per aprire proprio in Germania, alle porte di Berlino, un proprio centro di sviluppo di grandi dimensioni: una sfida diretta, sirene che suonano per i migliori talenti dell’industria automotive tedesca, un guanto della sfida lanciato direttamente tra le mani di Volkswagen e di Angela Merkel. Perché, il tutto è anche e soprattutto una sfida dal sapore fortemente politico.
Il pericolo Donald Trump
Oltre alle insidie di mercato, sulla strada di Volkswagen pende anche l’insidia geopolitica. Trump ha più volte minacciato l’Europa di nuovi dazi sulle automobili , usando quest’arma come contraltare alle minacce di Web Tax provenienti da Bruxelles. Solo nelle ultime ore Paolo Gentiloni ha ricordato come l’UE intenda muoversi su questo fronte entro l’anno in corso, dunque il braccio di ferro è pienamente in corso.
L’industria automotive europea, già alle prese con un mercato fortemente asfittico, può permettersi di sopportare nuovi gravosi dazi imposti unilateralmente dal mercato USA? Sulla bilancia delal geopolitica pesano di più di dazi di Trump o la Web Tax del vecchio continente?
Anche su questo fronte la sfida è pienamente aperta e secondo Herbert Diess l’industria automotive potrà ridisegnare il proprio futuro proprio alla luce dell’esito di questa trattativa. “Il 2020 sarà un anno molto difficile”, ma Volkswagen ritiene che tutte le partite siano ancora aperte. Nonostante Tesla. Nonostante Trump.
24 01 2020