Parole dure, che suonano come uno schiaffo per l’intera industria e che costringono tutte le persone interessate (produttori, indotto, acquirenti, semplici cittadini) ad una profonda riflessione:
L’era delle classiche case automobilistiche è finita
Sono queste le parole di Herbert Diess, amministratore delegato Volkswagen, il quale ha voluto affidare alla stampa un pensiero profondo su quel che sta per accadere. Per motivare le proprie future decisioni, forte, gettando le basi per una rivoluzione. Ma non una rivoluzione spontanea, quanto più una rivoluzione necessaria.
Non basta una e-Golf per cambiare rotta, insomma: Volkswagen è consapevole del fatto che si è di fronte ad un cambio epocale del mercato e che ragionare con i ritmi ed i paradigmi odierni non sarà più sufficiente.
La vera domanda è: siamo abbastanza veloci? Se continuiamo al ritmo attuale, sarà molto dura. […] Questa è la maggior sfida che Volkswagen abbia mai affrontato.
Serve una scossa, insomma: non c’è di mezzo soltanto l’emergere dell’auto elettrica, sul piatto non c’è soltanto Tesla , ma è una questione ben più ampia. Secondo Diess la concorrenza si starebbe ampliando e questo poiché l’automobile diventerà servizio prima ancora che prodotto e ciò riverserà sul mercato nuove soluzioni, nuovi attori, nuove possibilità.
Come Nokia?
La capacità di Diess in questo frangente, nel contesto di un discorso tenuto di fronte al cda globale del gruppo, sta nelle parole usate ed in una immagine particolarmente efficace: Volkswagen non intende far la fine di Nokia . Si tratta di una immagine efficace che rimanda alle grasse risate con cui il gruppo europeo accolse l’arrivo dell’iPhone, il primo telefono mobile senza tastierino fisico. Risate presto diventate simbolo dell’incapacità di comprendere la grande ondata rivoluzionaria che stava per piovere sul mercato, sbaragliando i brand che dominavano il comparto e ridisegnando profondamente gli equilibri preesistenti.
La storia parla chiaro: l’iPhone non è stato soltanto un telefono nuovo e diverso, ma è stato la testa di ponte per l’arrivo degli app store e di un nuovo modello di business. Rispondere a vecchi modelli, con margini di profitto ormai ridotti al lumicino, sarebbe a questo punto una scelta scellerata: il concetto darwiniano dell’adattamento per sopravvivere tornerà molto presto di moda.
Diess vorrebbe un gruppo più snello, con minori volumi e margini maggiori . Diess immagina una Volkswagen pronta a lanciare il proprio “smartphone” invece di rimanere arroccata sui modelli dei “telefonini”. Diess vuole un gruppo che impari dalla sfida che ha premiato Apple e punito chi non ne ha intuita la portata rivoluzionaria. Le opportunità, peraltro, sono abnormi. Secondo alcune stime, le case automobilistiche che riusciranno a cavalcare l’onda del cambiamento potrebbero metter mano a volumi d’affari triplicati, ma a fronte di un rischio non certo marginale.
Il discorso di Diess è destinato a riecheggiare sull’intero comparto nei prossimi mesi, perché dietro l’angolo potrebbe esserci il precipizio e molti brand oggi considerati solidi potrebbero presto inciampare se non saranno in grado di spiccare il salto al momento giusto. Diess mette le mani avanti: non sarà la sua Volkswagen a incorrere in un errore simile. Una richiesta di credito di fiducia nei confronti del cda? Forse. Sicuramente un modo per prefigurare grandi cambiamenti all’orizzonte, la necessità di decisioni importanti, l’opportunità di cambiare prima di essere cambiati.
21 01 2020